Sentiamo ancora il grido della Terra e dei poveri?

21.06.2017

Due anni fa Papa Francesco ha pubblicato la sua Enciclica «Laudato Si’ – sulla cura della casa comune. Un testo ancor più importante considerato che con la crisi climatica abbiamo lasciato degenerare la situazione, al punto che non vi sono più alternative ad un radicale cambiamento di rotta. Non è soltanto un nostro dovere, ma anche un nostro diritto. In proposito ecco il commento del nostro direttore, Bernd Nilles.

 

Quando esattamente due anni fa venne resa pubblica l’Enciclica „Laudato Si‘ – sulla cura della casa comune“ di papa Francesco, un mormorio si diffuse nel mondo. Praticamente tutti gli ambienti sociali rimasero sbalorditi oppure esultarono, dalla sinistra alla destra, dai neoliberali fino ai critici della globalizzazione, da Nord a Sud.

 

Papa Francesco aveva consegnato al mondo una chiara analisi della situazione. Ci ha veicolato l’inseparabilità delle ingiustizie sociali e ecologiche nelle parole «grido dei poveri e della terra»; ha chiamato le cose con il loro nome; chi deve assumersi la responsabilità delle crisi globali e delle ingiustizie; e ha chiesto ai politici se davvero volessero essere ricordati come dei falliti.

 

Per finire ha riversato la dottrina sociale della Chiesa in un programma per il futuro, che ci invita a un radicale cambiamento di rotta. I problemi che ci troviamo ad affrontare oggi, sono stati causati tutti dall’essere umano e possono essere risolti da quest’ultimo, cioè da noi. Questo ci infonde speranza. Ed esorta tutti noi a cercare un nuovo significato per i termini “progresso” e “sviluppo”, che siano a beneficio dell’umanità e dell’ambiente. Le risorse della Terra, compresa la nostra atmosfera, appartengono a tutti noi e non solo a pochi che le sfruttano, inquinandole. Francesco ci veicola un nuovo significato anche della solidarietà.

 

L’Enciclica Laudato Si’ mostra pure come può apparire l’economia. Per prima cosa abbiamo bisogno della società. Dobbiamo osservare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide. E per finire ci vogliono organizzazioni come Azione Quaresimale che fanno pressione sul mondo politico e l’opinione pubblica affinché agiscano, perché non ci resta più molto tempo.

 

Con la crisi climatica abbiamo lasciato degenerare la situazione, al punto che non vi sono più alternative ad un radicale cambiamento di rotta. Non è soltanto un nostro dovere, ma anche un nostro diritto. Penso a Saul Luciano Lliuya, un contadino peruviano che ha sporto querela contro il gigante tedesco dell’energia RWE. La RWE brucia carbone che contribuisce a cambiare il clima; a causa dei cambiamenti climatici si sta sciogliendo il ghiacciaio che confluisce nel lago di montagna sopra il villaggio  del signor Lliuya e che rischia di sommergere l’abitato. L’agire di questo contadino dimostra coraggio e evidenzia lampanti rapporti di causa-effetto nei mutamenti climatici, che ambienti interessati cercano invece di occultare.

 

Tutti abbiamo bisogno di coraggio e questo ce lo dà questa meravigliosa Enciclica. Infonde coraggio anche il fatto che papa Francesco con le sue parole abbia contribuito a far sì che disponiamo ora degli obiettivi globali di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, come pure dell’Accordo di Parigi sul clima.

 

Tuttavia né il papa, né noi di Azione Quaresimale siamo degli ingenui. La dichiarazione dei diritti umani esiste dal 1948 e nonostante ciò essi sono quotidianamente violati. Inoltre anche politici come Donald Trump, imprese come RWE e anche singoli cittadini tenteranno di sfruttare l’attuale sistema a proprio vantaggio. Tutti noi siamo quindi interpellati ad opporci a questa infiltrazione nei valori cristiani, sia soli, sia tutti insieme.

 

 – Bernd Nilles, direttore di Azione Quaresimale.

Dall'Enciclica «Laudato Si’»

 «Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. […] i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio. Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità».

 

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